27.3.12

Freedom

Il primo uomo della mia vita, il numero 1, il beta test, quello che per primo mi ha guardata dritta negli occhi e mi ha presa in braccio e ha vissuto con me e’ tipo di un certo cipiglio.
Noto a chi lo conosce per la forza di carattere, il carisma e si, un ego grande, grosso, enorme, che in casa ci stava solo lui alla fine (e infatti ora si muove solitario in una casa di 7 piani circondata da parco e boschi.. l’ego intendo).
Bene, lui..il papa’, mio e dell’ego, oggi divenuto il nonno quasi amorevole dei miei figli (ho detto quasi!) ha lasciato una certa eredita’.

Hai voglia a fare la mamma affettuosa, a svolgere il ruolo di compagna fedele, ad impiegare una vita a sorridere e fare battute.
Quando meno te lo aspetti, il gene latente salta fuori..solitamente nel bel mezzo di una riunione con almeno 10 persone intorno..
Esce come un ruggito, digrigna i denti, quasi si mangia il malcapitato che ha avuto l’ardire di provocarlo (ho detto quasi!), tira dritto senza mezzi termini e inizia a dire tutta la verita’, nient’altro che la verita’…
Anche quella che gli altri non dicono, se non in un capannello dentro al bagno o al fondo di un corridoio. Di nascosto.

Io ci ho impiegato una vita ad addomesticarlo e a disciplinarlo quel gene, ve lo dico.
Lo curo come un bambino, lo tengo buono e lo ammansisco…ma so anche riconoscere il suo bisogno di spazio. Talvolta.
E per questo, in giornate come ieri, lo lascio volare alto e libero.

15.3.12

Metamorfosi

Prima.
Sembrava brava bravissima.
Si svegliava sempre di buon umore, una caratteristica meravigliosa.
Dispensava sorrisi e carezze a tutti, perche’ era in pace col mondo.
Si addormentava in fretta, chiudendo gli occhi e stringendo le sue manine calde intorno a quelle della mamma.
Diceva le sue prime parole con un vocino cosi’ dolce da far fermare il cuore.
Si rotolava per terra felice e ballava a ritmo di musica.

Ora.
Si sveglia e volge intorno lo sguardo torvo del nonno, che la mamma conosce a menadito e si e’ ormai rassegnata a vedere allo specchio ogni volta che si guarda.
No e’ la sua parola preferita. Tutto e’ no. La vita e’ no. I baci sono no. Il pigiama e’ no. I giochi sono no. Questa notte anche il ciuccio e’ diventato no. Sopravvive solo il cibo. Quello e’ si, da quando e’ nata, e ormai si pensa restera’ l’unica eccezione.
Cerca imperterrita di dare botte a chiunque le capiti a tiro, possibilmente in viso per poi stemperare la tensione con una risatina perfida ad ogni richiamo.
L’entrata felice a scuola, un tempo momento di tenerezza e gran vanto della mamma, si e’ trasformato in una tragedia greca da cui gli attori escono profondamente provati.
La notte e’ il teatro perfetto per urlare a tutti a gran voce quanto le cose non le stiano andando bene, con un numero illimitato di no, ovvio, a rendere meglio la situazione.

La mamma.
La mamma sa.
La mamma ha imparato sulla propria pelle che esistono le fasi.
La mamma, dopo un primo momento di totale confusione, ha riesumato il grande libro di Brazelton, ha aperto il capitolo ’18 mesi’ convinta che i suoi figli siano sempre un po’ avanti e si e’ ricordata del ‘terrible two’: il secondo anno.
Che il piccolo Tom salto' a pie’ pari in quanto aveva gia’ dato con un ‘terrible one’.
La mamma ha imparato ad amare cosi’ forte, che anche i momenti piu’ bui diventano grandi esperienze di felicita’.
Adesso sta cercando le parole per spiegarlo alla diretta interessata.
Ma non sara’ una passeggiata.

7.3.12

Achievement

E’ una vecchia storia lo so. Scompaio per lungo tempo presa dal ritmo serrato delle mie giornate, persa nel totale abbandono di nuovi progetti piu’ o meno ambiziosi, distratta da una timida primavera che mi e’ parso di intravedere tra le vie di Milano, deliziata da nuove scoperte e nuove abitudini. Poi torno, cosi’ di punto in bianco. Per raccontare qualcosa di assolutamente inutile e incomprensibile.

E’ una vecchia storia ed e’ cominciata tanti anni fa. Quando per i miei 14 anni mi fu regalato un CIAO grigio canna di fucile. Un motorino con tutti i crismi. Lucido, non troppo solido, rombante..almeno per un orecchio attento. Mi sembrava essere esattamente cio’ di cui avessi bisogno per muovermi rapida tra le vie della mia piccola citta’.

Ma non e’ andata cosi’. Io e il mio CIAO non siamo mai andati d’accordo. E’ stato un rapporto travagliato. Di alti e bassi, ma diciamo la pura verita’..decisamente di bassi. Gli incidenti erano all’ordine del giorno. Graffi, jeans rotti, una cicatrice sotto al mento che porto ancora oggi, spaventi e molto altro.

‘Non siamo fatti l’uno per l’altra’ gli ho detto un giorno, rassegnata e ormai conscia del mio limite oggettivo con le due ruote. E l’ho chiuso in garage. Che fine abbia fatto e’ un’altra storia e la racconteremo un’altra volta. Basti sapere che gli e’ andata meglio che al motorino del mio fidanzato, legato in una via di Firenze ormai diversi anni fa e mai piu’ ritrovato perche’ parcheggiato sopra pensiero.

Insomma, non avevo i numeri per la bicicletta. Diciamocelo. Non ci credeva nessuno e men che meno io. Il fatto e’ che avevo una tremenda paura. Poi ho deciso di diventare grande e coraggiosa e ho comprato una bici bellissima che sembra di tanti anni fa. E ci ho provato. Con impegno e determinazione.

Oggi dopo due mesi di quotidiano allenamento e grandi progressi ho finalmente montato un seggiolino e ho portato Viola a scuola. Guardandomi nelle vetrine di nero vestita con dietro una mini me con caschetto blu coi pesci arancio, allegra e sorridente, non potevo non sentirmi felice.

Ecco si. Sono molto felice.