19.2.10

Come eravamo

A volte capita cosi’. Di sfuggita. Seduti al tavolo del primo posto trovato per caso.
“Tra due ore sono a Torino per lavoro, ci si vede a pranzo?”

E ci si ritrova tra le solite vecchie strade. Davanti a quelle che erano le solite facce.
E ci si risente giovani e belli. Come eravamo qualche anno fa.
Quando le giornate erano scandite da uscite, appuntamenti, grigliate, mojito e sigarette.
Sproloqui e parolacce. Ubriacature a notte fonda e macchine col finestrino giu’ d’estate.

Ci si ritrova cosi’. Quasi per gioco.
Ci si racconta tutto nel tempo di una pizza.
Ci si abbraccia forte e veloce.
Con un sorriso grande stampato sulle labbra.
‘Pero’ vediamoci dai”

E ci si ributta nella vita di oggi, senza guardare indietro.

Ma io l’ho sentito il bene che vi voglio smuoversi nel piu' profondo.
I miei amici. Quelli veri. Quelli con cui non c’e’ bisogno di dire niente. Si potrebbe stare zitti per ore e ore. Insieme.
Ma c’e’ sempre troppo da raccontarsi. Per farlo.

Mi chiedevo ieri sera, ma cresceremo un giorno?
Gli anni passano e noi non cambiamo mai.

1.2.10

La pazza e il rastrello

Questo fine settimana ha portato consiglio. Sono quasi giunta alla fine del fantomatico libro, che sto centellinando come un bicchiere di Amarone. Una paginetta ogni sera, non di piu’, per mantenere questa sensazione confusa, informe e assurda ancora per un po’.
Perche’ io ci credo davvero. Che si debba entrare in crisi ogni tanto. Provare sentimenti forti, stravolgere i discorsi e rimettere tutto in discussione, anche solo a livello teorico. Fa bene. Fa bene al corpo e allo spirito.

Cosi’ come fa bene al corpo e allo spirito una buona dose di lavoro fisico. Almeno, secondo me.
Per questo ieri, nelle mie due ore d’aria, quando il signor Dada se ne dormiva spaparanzato, mi sono legata al collo una grossa sciarpa di lana, ho messo un berretto caldo e sono uscita fuori al sole invernale della fine di Gennaio, armata di rastrello.
La mia seduta terapeutica ha avuto luogo nel bel mezzo del mio giardino, tra le magnolie e i calycanthus in fiore.
Sferzate d’aria sul viso e ampie gesta per riordinare e rassettare le foglie indisciplinate.
E intanto dentro si scava e ci si chiede se non sia arrivata finalmente l’ora di tornare ad avere coraggio.