1.2.10

La pazza e il rastrello

Questo fine settimana ha portato consiglio. Sono quasi giunta alla fine del fantomatico libro, che sto centellinando come un bicchiere di Amarone. Una paginetta ogni sera, non di piu’, per mantenere questa sensazione confusa, informe e assurda ancora per un po’.
Perche’ io ci credo davvero. Che si debba entrare in crisi ogni tanto. Provare sentimenti forti, stravolgere i discorsi e rimettere tutto in discussione, anche solo a livello teorico. Fa bene. Fa bene al corpo e allo spirito.

Cosi’ come fa bene al corpo e allo spirito una buona dose di lavoro fisico. Almeno, secondo me.
Per questo ieri, nelle mie due ore d’aria, quando il signor Dada se ne dormiva spaparanzato, mi sono legata al collo una grossa sciarpa di lana, ho messo un berretto caldo e sono uscita fuori al sole invernale della fine di Gennaio, armata di rastrello.
La mia seduta terapeutica ha avuto luogo nel bel mezzo del mio giardino, tra le magnolie e i calycanthus in fiore.
Sferzate d’aria sul viso e ampie gesta per riordinare e rassettare le foglie indisciplinate.
E intanto dentro si scava e ci si chiede se non sia arrivata finalmente l’ora di tornare ad avere coraggio.

1 Comments:

Blogger Andrea Besana said...

Ecco, ho capito! i tuoi post sono al limite della LIMINALITA'

11:01 PM  

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