Sin dalle origini
La mia pancia, ogni volta che diventa grande e ingombrante, e soprattutto ogni volta che qualcuno imperterrito ci nuota dentro, ha il potere di rimettermi in pace col mondo.
O meglio, di farmi cambiare punto di vista, ecco.
I tratti del viso si addolciscono, lo so nessuno ci crede ma e’ cosi’, capita anche a me.
I rapporti interpersonali si distendono.
I post sul blog diminuiscono improvvisamente.
E io mi ritrovo a fare i conti con la mia vita.
Divento piu’ pragmatica di quanto gia’ non sia.
Le liste si moltiplicano nuovamente. Ci sono post-it in ogni angolo della casa e dello studio con interminabili elenchi di punti da smarcare. Gli ingredienti per biscotti insieme ai contratti da firmare, le note spese, le e-mail da scrivere, il numero del tappezziere e i siti di au pair da controllare. Un tourbillon in cui io sembro muovermi con una certa tranquillita’, anche se questa e’ solo l’apparenza.
Tra le altre cose, si trova il tempo necessario per le ultime fughe. Cinque giorni a Stoccolma con i miei ragazzi, quello grande e quello piccolo. Un week-end lungo in Friuli a trovare parte della famiglia (e a recuperare un po’ di tempo con Dadou, a fare bagni rilassanti in piscina, camminate nel bosco, mangiare tortelli e pappardelle esportate la’ dalla nonna romagnola). A breve quattro giorni in un magico albergo letteralmente disperso nelle valli del Trentino, in mezzo al niente e senza niente.
Tutto questo nell’attesa. Che qualcun altro si aggiunga alla nostra piccola squadra di piccoli supereroi. Gia’ si muove e fa capriole. Un giorno d’autunno sara’ tra le mie braccia. E cercheremo di essere pronti.
Sara’ nuovo e diverso. E’ gia’ diverso. Questa volta so cosa mi aspetta. So che sara’ difficile e che avro’ voglia di piangere e di dormire come solo sa chi ci passa in mezzo.
So che Tommaso mi fara’ il muso e dovro’ moltiplicare il mio tempo e il mio amore. So che e’ esattamente quello che ho voluto, che voglio e che sempre vorro’.
E un giorno cerchero’ di capire dagli occhi dei miei figli se saro’ stata una brava madre. Mentre nel frattempo cerco di non risparmiarmi, di non negarmi mai, di essere sempre presente, un punto di riferimento fermo e solido a cui ancorarsi la notte quando i sogni fanno paura, il mattino quando c’e’ voglia di coccole, il giorno e la sera quando c’e’ da disegnare, costruire torri altissime, cucinare insieme, fare il bagno con squali, orche e delfini, scappare via davanti ai versi di dinosauri e mammuth.
Oggi dopo tanto tempo, per la prima volta capisco cosa e’ cambiato e sta ancora cambiando nella mia vita. Capisco che essere genitori e’ un mestiere difficile e che ognuno porta con sé le ferite, gli errori e le sofferenze della propria storia.
Domenica ho guardato a lungo mio nonno negli occhi e per la prima volta ho pensato che mio padre in fondo ce l’ha messa tutta. Per migliorare almeno un po’ rispetto a dove era partito. La strada e’ stata lunga e tortuosa e non sempre felici i risultati.
Ma infine ho capito. Che tutto ha avuto inizio molto prima che io nascessi, quando tu eri bambino e figlio e di me non c’era nemmeno l’idea. E che in fondo non sono tue tutte le colpe.
O meglio, di farmi cambiare punto di vista, ecco.
I tratti del viso si addolciscono, lo so nessuno ci crede ma e’ cosi’, capita anche a me.
I rapporti interpersonali si distendono.
I post sul blog diminuiscono improvvisamente.
E io mi ritrovo a fare i conti con la mia vita.
Divento piu’ pragmatica di quanto gia’ non sia.
Le liste si moltiplicano nuovamente. Ci sono post-it in ogni angolo della casa e dello studio con interminabili elenchi di punti da smarcare. Gli ingredienti per biscotti insieme ai contratti da firmare, le note spese, le e-mail da scrivere, il numero del tappezziere e i siti di au pair da controllare. Un tourbillon in cui io sembro muovermi con una certa tranquillita’, anche se questa e’ solo l’apparenza.
Tra le altre cose, si trova il tempo necessario per le ultime fughe. Cinque giorni a Stoccolma con i miei ragazzi, quello grande e quello piccolo. Un week-end lungo in Friuli a trovare parte della famiglia (e a recuperare un po’ di tempo con Dadou, a fare bagni rilassanti in piscina, camminate nel bosco, mangiare tortelli e pappardelle esportate la’ dalla nonna romagnola). A breve quattro giorni in un magico albergo letteralmente disperso nelle valli del Trentino, in mezzo al niente e senza niente.
Tutto questo nell’attesa. Che qualcun altro si aggiunga alla nostra piccola squadra di piccoli supereroi. Gia’ si muove e fa capriole. Un giorno d’autunno sara’ tra le mie braccia. E cercheremo di essere pronti.
Sara’ nuovo e diverso. E’ gia’ diverso. Questa volta so cosa mi aspetta. So che sara’ difficile e che avro’ voglia di piangere e di dormire come solo sa chi ci passa in mezzo.
So che Tommaso mi fara’ il muso e dovro’ moltiplicare il mio tempo e il mio amore. So che e’ esattamente quello che ho voluto, che voglio e che sempre vorro’.
E un giorno cerchero’ di capire dagli occhi dei miei figli se saro’ stata una brava madre. Mentre nel frattempo cerco di non risparmiarmi, di non negarmi mai, di essere sempre presente, un punto di riferimento fermo e solido a cui ancorarsi la notte quando i sogni fanno paura, il mattino quando c’e’ voglia di coccole, il giorno e la sera quando c’e’ da disegnare, costruire torri altissime, cucinare insieme, fare il bagno con squali, orche e delfini, scappare via davanti ai versi di dinosauri e mammuth.
Oggi dopo tanto tempo, per la prima volta capisco cosa e’ cambiato e sta ancora cambiando nella mia vita. Capisco che essere genitori e’ un mestiere difficile e che ognuno porta con sé le ferite, gli errori e le sofferenze della propria storia.
Domenica ho guardato a lungo mio nonno negli occhi e per la prima volta ho pensato che mio padre in fondo ce l’ha messa tutta. Per migliorare almeno un po’ rispetto a dove era partito. La strada e’ stata lunga e tortuosa e non sempre felici i risultati.
Ma infine ho capito. Che tutto ha avuto inizio molto prima che io nascessi, quando tu eri bambino e figlio e di me non c’era nemmeno l’idea. E che in fondo non sono tue tutte le colpe.