6.3.13

Sarebbe bellissimo

Che infine arrivasse la primavera
Avere un mese per me tutto mio, uno soltanto, solo questo. Per favore, grazie prego.
Giocare a nascondino senza paura di venire scoperti.
Non solo guardare negli occhi, ma lasciare andare le cose la' dove e' giusto che vadano perche' questa e' la vita e bisogna assecondarla. Infine.
Ridere a lungo, con trasporto.
Vivere le emozioni sconvenienti, impossibili, inarrivabili e chissenefrega,
Bere una bottiglia di vino in due, senza problemi di ore che scorrono, asili che chiudono, tate che vanno, serate che scorrono, sensi di colpa che vengono.
Non essere sola. Per una volta.

Misty Tristy.

21.1.13

Ogni tanto ritornano

I nodi al pettine.
Le cose al loro posto.
Quelle sensazioni perse per strada.
Le serate di un tempo: quando tutto era sottile, leggero, sciolto e con poco significato.
Gli amici: vecchi, nuovi, a meta' e anche quelli che non saranno amici mai.
I baratri dei dubbi, dell'ansia, dei perche' si riaprono e danno vertigini.
Le piccole cose diventano grandi, enormi gigantesche.
E le cose grandi e gigantesche improvvisamente sembrano non contare piu'.

E ci si ritrova persi, nudi, in mezzo ad una strada dove passano tutti e i vestiti non li trovi piu' e piove e il telefono e' scarico e non sai in che citta' sei e cosa stia succedendo intorno. Se qualcuno voglia farti del male. O se qualcuno ti voglia ancora bene.

Poi ti accorgi che potrebbe essere solo un sogno e che ogni cosa in realta' e' al suo posto, che tu sei meglio di quello che pensi e che non importa se ci sia qualcuno che ti voglia bene o no.
Tu te ne vuoi abbastanza da non farti del male.
E questo basta.
E avanza.

27.9.12

Capita


Capita che l’amore non sia abbastanza.
Capita di risentire canzoni ormai dimenticate.
Capita che piova e poi torni il sole e poi ripiova e poi ritorni il sole.
Capita di rimettersi in gioco anche la’ dove si pensava di essere ormai arrivati a destinazione.
Capita di sentirsi stanchi, senza energie, con la sola voglia di guardare un film stupido sdraiati sul divano mentre si beve un buon vino.
Capita di aver voglia di ballare sui tavoli, per terra, in macchina, tra le dune del deserto o in mezzo alla citta’.
Capita di ridere per cose stupide, stupidissime, come quando si era a scuola.
Capita di cercare tra gli sguardi e pensare e poi ripensarci, grazie a Dio.
Capita di divertirsi e stare bene e giocare e vedere che i piccoli crescono e i grandi invecchiano e altri vanno via.
Ma e’ tutto un ciclo e questo rassicura.
Si.

27.7.12

Aggiornamenti

E' passato tantissimo tempo e queste sono piu' o meno le cose che sono successe, tentando di mantenere un certo ordine cronologico:

- La nostra Bertz al concerto MDNA, perche' cosi' si chiamava..a voler essere precisi, era assolutamente piu' che adeguata. Anzi forse era piu' quell'altra che avrebbe dovuto non sentirsi all'altezza, visto che ha cantato per meno di un'ora e mezza, anche piuttosto male e senza mai riuscire a trascinare la folla.
- Eventi molteplici della vita lavorativa milanese hanno completamente sconvolto la sicura routine famigliare, conquistata con anni di tenace persistenza. Il part time orizzontale si e' trasformato momentaneamente in un full time verticale con straordinario, perche' full non basta.
- La scuola e' finita, dopo una lunga serie di feste di fine anno, recite, picnic al parco per salutarsi, Pico e Paco si sono trasferiti in campagna a casa della nonna, dove possono girare liberamente in mutande, urlare a squarciagola, andare a dormire tardissimo, mangiare biscotti al cioccolato, bagnare l'orto, stanare lucertole, camminare scalzi. Infrangere le regole, insomma.
- Tutta la mini famiglia insieme ha avuto l'ardire di concedersi una vacanza di 8 giorni su un'isola greca, dove c'e' voluto tanto per far rilassare la mamma...ma dove Pappa si e' fatto nuovi amici e ha improvvisato un livello di inglese quasi soddisfacente e Ciccia ha scoperto le olive, la feta ma soprattutto si e' riappacificata col mare dove ritiene di poter nuotare da sola, senza bisogno di aiuto alcuno.
- Lo stress lavorativo e' poi calato, richiedendo comunque un alto livello di impegno. Ad incastro sono stati inseriti con successo aperitivi, cene fuori con gli amici jap che non si vedevano da tempo, film a casa, film al cinema, lavaggio macchine, rapidi acquisti di saldi qua e la'.

Inizia un nuovo fine settimana. Meritato. Con un giorno di anticipo.
Speriamo bene.

12.6.12

Inadeguata


Una serie di circostanze.
Un Sabato fuori porta con amici.
Un messaggio improvviso.
Una proposta inaspettata da un’amica euforica ‘Dai, Buba! Andiamo!’
Un fidanzato amorevole e possibilista ‘Hai bisogno di fare qualcosa per te..su, su!’
Un momento di leggerezza.

Ed e’ cosi’, che senza accorgersene, la nostra Bertz ha organizzato di andare a vedere il concerto di Madonna a San Siro, senza ‘marito’, senza figli, con la sua amica colombiana che continua a mandarle messaggi entusiasta.
E mentre organizza mentalmente le cene della settimana, gli incastri spesa e corso di nuoto, i meeting dai clienti e le riunioni di fine d’anno a scuola e asilo, cerca di inserire da qualche parte un momento di svago..un taxi, un’ipotesi di abbigliamento comodo, un ripasso di canzoni da material girl, una previsione di temperatura..

E non riesce a smettere di sentirsi assolutamente inadeguata.

6.6.12

La dolcezza delle piccole cose.

La possibilita' di aprirsi all'improvviso e vomitare tutto, senza ritegno.
Il sapore dell'amicizia.
La sensazione di essere a casa.
La vertigine della spontaneita'.
Il desiderio di non pensare.
La gioia di sentirsi sollevati.
La leggerezza del dopo.

Per tutto questo, ancora ti ringrazio.

1.6.12

Parliamone.


Mettiamoci davanti a un caffe’, io e te.
Tu, che mi hai aperto una porta quasi sette anni fa, con un sorriso e un paio di calzoni corti.
Tu, che mi hai chiesto cosa mi piacesse fare e hai ascoltato a lungo, in silenzio.
Tu, che sei stato il mio mentore per anni e che mi hai ispirata con la tua intelligenza ingegnosa e arguta.
Tu, che sei sempre stato corretto e al di sopra delle parti, anche quando in realta’ non era vero..ma ci provavi ugualmente.
Tu, che quando ti ho raccontato che ero incinta hai risposto ‘Sono due mesi che lo so e stanotte ho sognato che finalmente me l’avresti detto’ e poi hai offerto il gelato a tutti.
Tu, che se mi parli riapri cassetti e porte che devono restare chiuse perche’ se no mi metto a piangere.

Io, che a quel primo incontro avevo stirato i capelli, e messo una maglietta rosa pallido e mi ero detta ‘Saro’ come sono perche’ questa e’ la cosa che so fare meglio’ e non riuscivo a smettere di sorridere.
Io, che ho pensato ‘Questo e’ un tipo strano ma c’e’ qualcosa in fondo ai suoi occhi che mi piace e di me mi fido piu’ che di ogni altro’
Io, che ho imparato a leggere i tuoi silenzi e interpretare i tuoi sguardi.
Io, che parlo sempre per riempire i tuoi spazi.
Io, che pensavo di non tornare perche’ non sapevo se ci saresti stato ancora tu.

Mettiamoci davanti a un caffe’, io e te.
Perche’ voglio sentirlo dalla tua voce.
Che e’ questo, quello che abbiamo costruito e ci meritiamo.
Che il rispetto, la correttezza, il merito non sono piu’ importanti.
Che tutto e’ valido e non ci sono regole.
Che non te ne frega piu’ niente e quindi devo fregarmene anch’io.

Che io sono sicura non sia cosi’.
Perche’ so ancora leggere i pensieri e mi basta uno sguardo o un gesto.
E li ho visti. Lo sguardo e il gesto.
E ho bisogno di te.
Di nuovo.