16.11.11

Ottavo comandamento

Non mentire.
Agli altri. Ma neanche a se stessi, aggiungo.

Perchè la storia ha avuto inizio qualche tempo fa. Quando avevo il pancione, ero stanca, stressata, indubitabilmente presa da un lavoro faticoso ed estenuante con clienti pignoli e impreparati. Un bambino che mi aspettava trepidante ogni sera e l'immancabile sensazione di non fare mai abbastanza.
'Non so se tornerò. Ora me ne vado in maternità e poi si vedrà. Sono stufa. Si sono stufa, ve lo dico chiaro e tondo'

I mesi successivi hanno portato gioia e fatica, allegria e stanchezza, gelosia e amore sfrenato, adattamento e condivisione. A volte a fasi alterne. Altre tutto insieme.
Ho cercato di essere all'altezza delle situazioni che via via si presentavano. Ho ordinato manuali di Brazhelton, letto inserti di psicologia, ascoltato il cuore, approfondito il metodo Montessori, ho fatto tesoro dei consigli di gente più esperta di me, non mi sono risparmiata. Ho fatto la mamma a tempo pieno..supportata da tutto quello che mi sembrava potesse avere un senso. E ho completamente rimosso. Il lavoro, i colleghi, i clienti, i progetti.

E' passato un anno. Ed è arrivato il momento di tornare in studio. L'ho fatto da indecisa per verificare se ci fosse ancora spazio per me.
Ho rimesso il mio computer sulla scrivania. Mi sono procurata tisane e the verde. Ho preso i primi caffè con i colleghi e con alcuni vecchi amici. Ho ricominciato da dove ero rimasta e mi è sembrato di essermi assentata poco più di una settimana. Tutto era come lo avevo lasciato, più o meno.

Infine con immenso stupore ho sorpreso una me stessa felice, orgogliosa, definitivamente soddisfatta di esser parte di un gruppo di gente che sa lavorare duro, amando profondamente quello che fa.

Ho nicchiato per giorni. Ma so che non è giusto. E credo sia doveroso ammettere almeno con me stessa che era questo quello che volevo. Si, tornare in frog.