Quasi pronta
Pensavo questa volta non sarebbe successo.
Che ci avessero pensato prolattina e l'ormai radicato istinto materno.
Che con due figli, la moltiplicazione dei doveri, la sovrapposizione degli impegni e la stanchezza cronica le cose cambiassero.
Che tra l'altro fosse questo quello che in realtà ho sempre voluto.
Poi sono arrivati i primi segnali. Ho tentato di ignorarli.
E' il caso, mi sono detta. Ma come direbbe Maestro Oogway il caso non esiste.
Ho fatto finta di non capire, per qualche giorno ancora.
Che ci avessero pensato prolattina e l'ormai radicato istinto materno.
Che con due figli, la moltiplicazione dei doveri, la sovrapposizione degli impegni e la stanchezza cronica le cose cambiassero.
Che tra l'altro fosse questo quello che in realtà ho sempre voluto.
Poi sono arrivati i primi segnali. Ho tentato di ignorarli.
E' il caso, mi sono detta. Ma come direbbe Maestro Oogway il caso non esiste.
Ho fatto finta di non capire, per qualche giorno ancora.
Ho pensato che potesse essere solo un momento di defaillance.
Poi i sintomi si sono moltiplicati..inesorabili, si sono sommati giorno dopo giorno.
Prima, le uscite di corsa dal letto alla mattina.
Poi le lunghe sedute dentro all'armadio per trovare qualcosa da indossare, mentre fino a qualche giorno fa leggings e felpa erano la divisa quotidiana.
Quindi la presa di posizione contro il mio I-phone privo di connessione 'Basta! Rivoglio il mio Blackberry'..mentre continuavo a sottrarre smartphone a chiunque ne fosse provvisto nella cerchia di amici e parenti.
Dunque l'uscita dal nido..le prime chiamate in studio, i primi messaggi ai colleghi, le prime domande su cosa stiamo facendo e per chi stiamo lavorando.
Infine, quando ieri mi sono sorpresa ad ascoltare e riascoltare il discorso di Steve Jobs fatto ai laureandi di Stanford ho capito che non c'era più speranza.
'Quella Laberti che c'è in te e che tenti di tenere chiusa sotto chiave sta cercando di uscire, darling. Smettila di fare la gnorri, capito?' mi sono detta guardandomi allo specchio anche un po' incazzata.
'Stay hungry. Stay foolish' ho poi aggiunto sorridendo.
Poi i sintomi si sono moltiplicati..inesorabili, si sono sommati giorno dopo giorno.
Prima, le uscite di corsa dal letto alla mattina.
Poi le lunghe sedute dentro all'armadio per trovare qualcosa da indossare, mentre fino a qualche giorno fa leggings e felpa erano la divisa quotidiana.
Quindi la presa di posizione contro il mio I-phone privo di connessione 'Basta! Rivoglio il mio Blackberry'..mentre continuavo a sottrarre smartphone a chiunque ne fosse provvisto nella cerchia di amici e parenti.
Dunque l'uscita dal nido..le prime chiamate in studio, i primi messaggi ai colleghi, le prime domande su cosa stiamo facendo e per chi stiamo lavorando.
Infine, quando ieri mi sono sorpresa ad ascoltare e riascoltare il discorso di Steve Jobs fatto ai laureandi di Stanford ho capito che non c'era più speranza.
'Quella Laberti che c'è in te e che tenti di tenere chiusa sotto chiave sta cercando di uscire, darling. Smettila di fare la gnorri, capito?' mi sono detta guardandomi allo specchio anche un po' incazzata.
'Stay hungry. Stay foolish' ho poi aggiunto sorridendo.
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